Il jukebox ha avuto una storia importante nella subcultura ton-up che passava – solitamente a cento miglia orarie – per l’Ace Cafe di Londra. In molti scoprirono il rock’n’roll dai 45 giri suonati a tutto volume e diversi rocker formarono band di un certo successo, ispirati da quei suoni selvaggi. È da questa potente mistura di ritmo e di motociclette che è nata la leggenda del record racing.
La storia la sapete: giù il gettone, si seleziona un disco e alla prima nota che esce dall’enorme cassa del Wurlitzer, i due sfidanti partono dal parcheggio dell’Ace rombando come bombardieri sulla North Circular Road (che allora era la tangenziale di Londra), giù fino alla rotonda di Hangar Lane. Per poi sfilare a velocità suicida sotto i ponti con la scritta Ferodo, girare intorno alla rotonda opposta e rientrare all’Ace prima che la canzone finisca. Un bop assassino di due minuti e mezzo da ballare in tre miglia e mezza.

Una scena leggendaria, figurarsi con un pubblico di centinaia di rocker che scommettono e fanno il tifo. Peccato sia tutto falso. L’ennesima leggenda urbana. O almeno così racconta il boy racer originale Barry Cheese nel libro The Ace Cafe – then and now.Mai successo all’Ace. Mai. Fu un invenzione della BBC per il suo programma Dixon of Dock Green. Lo ribadii in un altro programma più recente, The Bike’s the Star, anche se il giornalista insisteva: come puoi saperlo davvero? Ripeto: le uniche corse erano uno contro l’altro. Però facevamo di continuo cose stupide, anche con il jukebox. Una sera lo legammo al gancio traino di un camion parcheggiato fuori dall’Ace, l’autista partì senza accorgersene trascinando il jukebox nel piazzale attraverso la vetrina, con il proprietario dell’Ace che urlava come un pazzo! Da allora lo richiuse in un specie di gabbia metallica…”.
All’Ace il jukebox funzionava con gettoni piccoli come una monetina da due penny. Erano marchiati con il trifoglio del Cafe e oggi sono uno dei cimeli più colti ed economici di quei giorni ruggenti. Anni fa ero venuto a sapere che il proprietaro Mark Wilsmore ne aveva trovato una scatola da qualche parte, chissà se…